Dopo 12 mesi il piano di rilancio dello stabilimento Perugina di San Sisto, quello dove si producono i famosi cioccolatini Baci, sembra essere diventato carta straccia e anzi l’azienda vuole ridimensionarlo.
Ciò ha scatenato le proteste dei sindacati, che temono soprattutto tagli al personale e chiedono pertanto la riapertura di un tavolo di crisi. Il comunicato da parte del capo mercato Nestlè Leo Wencel afferma che alla fine della Cigs per 340 lavoratori non ci sarà più un futuro certo in Perugina. Comunicato lanciato solo poche ore dopo l’incontro in Confindustria, in cui, seppur tra mille difficoltà, si era cercato di trovare alcune posizioni condivise - è detto in un comunicato - porta la Rsu a dichiarare lo stato di agitazione.
“Con questa dichiarazione - proseguono i sindacati - ancora una volta Nestlè stracciacompletamente l’accordo firmato un anno fa che ricordiamo a tutti aveva la finalità di riassorbire gli esuberi e di gestire eventuali situazioni di criticità senza impatti sociali. Quello che invece emerge è la visione da parte di Nestlè di voler fare della Perugina una fabbrichetta da sottoscalà“.
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(Piccolo estratto dall’articolo del quotidiano Conquiste del Lavoro)
Giovedì, Giugno 15, 2017 - 09:01:55
La vicenda Perugina, situazione estendibile a tantissimi altri casi, è una naturale conseguenza di scelte imprenditoriali. Fredde, impersonali, insensibili e calcolatrici quanto si vuole, ma sempre legittime logiche imprenditoriali.
Quando un gruppo industriale estero, ma anche italiano, acquista una azienda, sarebbe il caso di pensare che non viene fatto per disinteressata beneficienza.
Non ci vuole tanto a capire il reale significato di una acquisizione. Non è un semplice e banale passaggio di proprietà.
In questi casi l’azienda venduta solitamente presenta aspetti economicamente da rivedere, altrimenti non sarebbe nelle condizioni di dover vendere, ed è pura fantasia sperare che l’acquirente intenda mantenere il medesimo status quo.
Una acquisizione viene fatta in una ottica di interesse economico, e all’acquirente poco importa se questo tornaconto deve passare da tagli al personale, riduzioni di stipendio o talvolta come una semplice riduzione/eliminazione di un concorrente.
Se poi vogliamo parlare di come si muove una grossa multinazionale, l’indifferenza è di casa.
Il migliore rimedio sarebbe quello di evitare ad arrivare alle condizioni di dovere vendere. E su questo aspetto ci sarebbe da aprire una discussione infinita.
Dopo, la frittata è fatta.
Umanamente dispiace, ma la realtà è questa.
Giovedì, Giugno 15, 2017 - 19:10:58
sottoscalà …castello ululì