Libero, dettagli, stupro, giornalismo, giornali, pietrovanessi
I titoli di certi giornali di questi giorni, non sono andati affatto leggeri, in merito allo stupro del branco avvenuto a Rimini, una settimana fa. Questi “presunti giornalisti” si sono sbizzarriti a rimescolare nel torbido, andando a vomitare titoli per nulla “informativi” e, al contrario, morbosi e irrispettosi.
In primis per le vittime.
Parlare di “doppie penetrazioni”, raccontare che “prima la misero in ginocchio e poi, la girarono di lato”… sono cose fatte ad hoc per persone perverse, facilmente eccitabili, che nulla aggiungono al fatto in sé.
Uno stupro è uno stupro. Punto.
Disperdersi in questi dettagli inutili, francamente potevano risparmiarsela…
Mi scuso con Paolo Parziale, per aver usato e rivisitato la sua battuta.
Libero, dettagli, stupro, giornalismo, giornali, pietrovanessi
Venerdì, Settembre 8, 2017 - 09:34:42
Esco dal seminato, ma neanche troppo. E’ sicuramente vero che da quando i quotidiani sono sbarcati sul web e contano più i click pubblicitari che i contenuti, la maggior parte delle testate ha perso la testa (e scusa il gioco di parole).
Ma è un discorso che in realtà parte da lontano.
Parlando di giornalisti e scarsa sensibilità, mi è tornato alla mente una situazione raccontata tempo fa nel Gruppo FB e purtroppo, nonostannte siano passati oltre 50 anni dall’episodio raccontato, non è cambiato nulla e si continuano a sentire giornalisti sparare certe domande…
L’altro giorno stavamo guardando alcuni spezzoni di un servizio tv dedicato alla tragedia (annunciata) che colpì il Vajont, Erto, Longarone…
Allora, come oggi, ecco il giornalista che ad ogni persona che incontra pone la stesse domande, implacabile, indifferente al dolore altrui: “cosa prova a dover lasciare Erto? Ha perso dei familiari? Quanti?”
Molti hanno risposto, ma alla fine una donna gli ha urlato in faccia: “penso alle due sorelle che ho perso, mi lasci in pace”.
Liberi di non crederci, non appena la donna è rientrata ha ricominciato con le parenti rimaste sulla porta.
Un uomo, originario di Erto, ma che abitava nei dintorni di Brescia, con tono pacato ha detto di aver perso la casa e 14 familiari.
C’è da star male solo all’idea che una persona possa aver perso 14 familiari in un colpo…eppure eccolo insistere ancora: “cosa prova”?
E da tutte le interviste ha ricevuto una dignità e compostezza, senza pari, soprattutto considerando che avevano tutte le ragioni per reagire con modi ben più forti, con toni accesi, con rabbia…
Venerdì, Settembre 8, 2017 - 11:02:08
In GB hanno una differenza, certi “fogli” li chiamano tabloid, che una volta si riferiva al formato ed ora più al contenuto.
Anche noi in Italia dovremmo creare diverse categorie, e certi “stampati” dovrebbero finire nel gruppo di Novella 2000, Visto ed altri simili, anziché essere categorizzati tra i quotidiani. Certa carta straccia di quotidiano ha solo la periodicità di uscita, ed alcuni impiegati si chiamano giornalisti solo perché ne hanno la tessera (che peraltro hanno anche alcuni miei amici che però per decenza non si fregiano di tale titolo)
Venerdì, Settembre 8, 2017 - 14:25:15
C’è il TEMPO in cui un peto è MESSAGGERO dell’evacuazione: e dopo ti senti LIBERO.
Venerdì, Settembre 8, 2017 - 16:05:46
Amvediiii.. e alora repubbrica… l’unita’… er manifesto e tanta artra monnezza… n’dove li volemo mette? eppero’ c’ha ragione paoblog… certi ntervistatori d’assarto se devessero mette a la berlina n’piazza e… carci ner culo …